DAL NOSTRO DOTT. Giorgio Mezzatesta.....UNA NUOVA LETTERA APERTA....MOLTO INTERESSANTE....
Signor direttore,
alcuni amici, amanti degli animali, mi hanno contattato per chiedermi di scriverle una lettera per raccontare un episodio che li ha molto addolorati e coinvolti emotivamente. Prima tuttavia di addentrarmi nella questione vorrei fare una premessa che riguarda la presenza degli animali d’affezione nella vita delle persone anziane. E’ infatti ormai dimostrato, anche scientificamente, che la compagnia di una animale domestico per uomini e donne in età da pensione è un vero e proprio toccasana, un di elisir di lunga vita, fonte di stimoli che ne migliorano l’umore, rompendo quel muro della solitudine che così spesso è causa di fenomeni depressivi e di abbassamento dell’elasticità mentale. La presenza di un cane o di un gatto accanto ad un anziano funziona infatti come una vera e propria terapia ricostituente che aiuta a sentirsi vivo, partecipe della vita, a rilassarsi e a distendere i pensieri, ridonando il perduto senso di indipendenza e di speranza. Ciò premesso vengo a nocciolo della questione per la quale sono stato interpellato. Il canile e il gattile comunale, come si sa, ospitano un numero considerevole di animali in attesa di essere adottati. Pur trattati con straordinaria competenza e passione, cani e gatti, essendo animali sociali, per vivere bene e secondo le loro esigenze comportamentali, devono trovare collocazione presso una famiglia o una struttura ove stare a stretto contatto con l’uomo dal quale, nella maggioranza dei casi, essi dipendono. Questo è nella natura dei cani e in qualche misura anche in quella dei gatti. Ora accade che, a fine dicembre, la direttrice di una casa di riposo per anziani della nostra provincia, allo scopo di migliorare la vita dei propri degenti, richieda al canile-gattile comunale i Parma di adottare un cane o un gatto. Si decide così di accettare la richiesta e di concedere in adozione un gattino che, per le sue caratteristiche, era adatto a convivere con le persone non più giovani e con problemi di deambulazione. Se le cose all’inizio vanno a gonfie vele con gli anziani contenti dell’arrivo del nuovo ospite, verso la metà del mese di gennaio esse si complicano poiché il micio, approfittando di un momento di disattenzione, decide di evadere dalla struttura pur rimanendo tuttavia sempre nelle vicinanze così da ricevere giornalmente la propria razione di cibo. Il felino è “latitante” per una decina di giorni, dopodiché decide di rientrare rendendo di nuovo felici tutti gli anziani che avevano goduto della sua presenza. Passa però poco tempo e dal gattile comunale parte l’ordine di andare a riprendere “Plastica” per riportarlo in sede, temendo, probabilmente, che nella struttura non fosse trattato nella giusta maniera. Cosa che, purtroppo, avviene. Ora, pur comprendendo che tale comportamento sia stato dettato unicamente dal desiderio di salvaguardare lo stato di benessere dell’animale, mi pare che, forse, prima di assumere una simile decisione si sarebbe dovuto pensare anche a tutte quelle persone, in gran parte costrette a vivere sempre su sedie a rotelle, con un’età media vicina ai 90 anni e che si erano affezionate proprio a quel gattino. Non volendo puntare il dito contro nessuno, credo tuttavia che questo episodio debba indurre l’Amministrazione Comunale a riflettere sull’accaduto e a valutare modalità e modi con cui vengono posti in essere simili comportamenti, valutando altresì, qualora fosse possibile, di restituire agli ospiti della casa di riposo quel sorriso che sicuramente “Plastica”aveva fatto comparire sui loro volti.
Giorgio Mezzatesta
Parma 19 febbraio
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