domenica 29 gennaio 2017

     BUONGIORNO....
OGGI VI PROPONGO UNA LETTERA APERTA DEL MIO AMICO DOTT. Giorgio Mezzatesta
MOLTO INTERESSANTE
 Signor direttore,
Sta a vedere che adesso fiumi, torrenti e canali straripano per colpa dei tassi, delle volpi, degli istrici e delle nutrie! Leggo infatti oggi sulla Gazzetta che l’Aipo ( Agenzia interregionale per il Po) sostiene, ahimè, che il problema della fragilità degli  argini dei corsi d’acqua sarebbe causato dalla presenza  di questi animali (sic!), i primi tre, manco a dirlo, appartenenti a specie protette. Sull’argomento, se me lo consente, vorrei  fare  allora alcune considerazioni, contestando tali dichiarazioni. Con tutto il rispetto per l’Aipo e per il lavoro che svolge, mi pare strano e tutto da dimostrare che gli argini dei grandi fiumi, quali ad esempio il Po e il Secchia, anche armati con lastre di cemento, possano cedere a causa delle tane scavate dagli animali. Forse i problemi sono altri e ben più seri. Il dissesto idrogeologico che ogni anno produce enormi danni con le alluvioni e che ha come concausa l’ignoranza e il disinteresse dell’uomo per i meccanismi che regolano l’ecosistema, nasce dalla dissennata abitudine di canalizzare i corsi d’acqua e di cementificare le loro sponde, con  conseguente sottrazione di spazi al regolare deflusso delle acque. Metri cubi di cemento nelle zone di espansione di fiumi e torrenti e canali altro non fanno se non impedire all’acqua di scorrere liberamente, aumentandone la velocità e la forza dirompente. Un po’ come quando, volendo annaffiare il giardino con un getto che vada più lontano,“strozziamo” l’uscita della canna . Meraviglia poi, signor direttore, me lo lasci dire,  che quando si parla della situazione dei nostri malmessi fiumi e canali si finisca sempre per addossare la colpa solo e unicamente agli animali, mai all’uomo. Non occorre essere scienziati, basta semplicemente girare per le nostre campagne per accorgersi che tutti  i corsi d’acqua  hanno assunto il ruolo di vere e proprie fogne, dove  pesci e rane sono spariti lasciando il posto ai  ratti, alle nutrie e qualche coraggiosa gallinella d’acqua. Un inquinamento occulto, che non si vede, ma che può avere effetti non troppo salutari sulla nostra salute se tali “acque” vengono utilizzate per irrigare i campi coltivati. Anche  lo sversamento abusivo non è poi evenienza  così rara come non è raro che i corsi d’acqua vengano utilizzati come comode discariche di rifiuti di ogni genere, anche pericolosissimi. Ci si accorgerà, sempre girovagando per le campagne, che l’acqua scorre nel deserto essendo sparita la vegetazione ripariale che con le proprie radici ha il compito di trattenere la terra, impedendo nel contempo alle nutrie di scavare le loro tane. Allora puntare il dito contro volpi, tassi, istrici e nutrie  alle quali, a suon di carte bollate, si dichiara guerra senza fine, signor direttore mi desta perplessità, per non dire preoccupazione.
                                                               Giorgio Mezzatesta

Parma  26 gennaio

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